WINE&FOOD

FILIPPO DE MARTIN

Articolo scritto per Slowine Scouting

Ci troviamo nelle Alpi Bellunesi, in una piccola casa e tanti gatti, rustico ristrutturata da Filippo De Martin: è geometra Filippo, microproduttore di vini, proviene da una famiglia da sempre impegnata nell’edilizia per il recupero di case e restauri. Ma la passione per il vino lo ha portato a lasciare quel mondo e oggi vive quassù, fra i suoi vigneti, un angolo di pace assoluta, con la stalla da vacche da latte vicina che gli fornisce il buon letame per le sue vigne (ma non troppo che sono già rigogliose di loro). Insegna in un Istituto Superiore Filippo, “perché con il vino ancora non riesco a campare”, ma appena può viene qui, “sto bene in vigna”, il richiamo è fortissimo e c’è tanto da fare. Ma non è solo per realizzare del buon vino che Filippo ha deciso di intraprendere questa strada, c’è anche il territorio da valorizzare, qui i terreni sono caratterizzati da mineralità interessanti, altitudini e maturazioni giuste per la freschezza dei vini.

VIGNE

E’ un “perfezionista naturale” Filippo, un ettaro di vigne a San Gregorio, tra i 300 e i 650 mt di altezza, dalle quali vorrebbe uve perfette dal suo punto di vista, che è quello di intervenire il meno possibile, seguendo metodi biologici e biodinamici. Vanno curate queste vigne, ma anche protette dai caprioli del bosco che le circonda: e così “metti le reti, togli le reti”, insomma una gran fatica. Filippo vuole capire, imparare, quindi sperimenta ancora molto, nel 2011 ha piantato le prime viti, riesling e chardonnay: i primi impianti di vitigni resistenti nel 2015, bronner e solaris, che non hanno bisogno di trattamenti, e questo è bene per un territorio che può essere rilanciato, dopo anni di abbandono, anche per caratterizzarsi come massima naturalità delle produzioni. Fra le viti tanti alberi da frutto, meli e peri di vecchie varietà, che gli amici gli portano e Filippo pianta. Ci sono altre viti in affitto, circa un ettaro, di vini rossi, teroldego soprattutto.  Sotto le vigne cresce anche un fagiolo, buonissimo, di buccia sottile, il Fumolet, anticamente coltivato nella Valbelluna, il cui nome deriva dal suo colore grigio fumo, recuperato grazie al lavoro sul territorio del Gruppo Condividendo.

VINI

Oggi la produzione è di circa 3000 bottiglie, l’obiettivo è di arrivare a 5000: ma serve la cantina, che per ora non c’è, anche se lo spazio è individuato. Per la vinificazione ci si appoggia a colleghi vicini: allo chardonnay ci tiene tanto Filippo, saranno i tanti chablis assaggiati, “seleziono le uva rispetto al livello di acidità, ogni anno scelgo come farlo”

Due sono i vini che abbiamo assaggiato e tutti e due ci hanno sorpreso in positivo:

il riesling secco Col de Oro, fermentatutto solo in acciaio, di un’eleganza entusiasmante il 2015, il sentore di idrocarburo arriva piano piano e poi non va più via, evolve in note mentolate piacevolissime, leggermente tannico (grazie ad una pressatura “dura” e non soffice), fresco e sapido, un vino in cui l’alta collina, su cui crescono le uve, si sente bene!

E poi il surlie, da uve chardonnay, bronner e riesling, che si apre un po’ alla volta sui profumi delle erbe di montagna, la camomilla su tutte, croccante all’assaggio, convincente.  Etichette realizzate dall’illustratrice Roberta Cadorin.

Un mercato di nicchia per ora, ristoratori locali e enoteche, con alcune punte di eccellenza della ristorazione locale che stanno dando fiducia a Filippo, come la Locanda San Lorenzo, e tanti appassionati.

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