WINE&FOOD

Vini e disagio a tempi del coronavirus

In questi giorni di disagio conclamato, confinati a casa, ognuno trova modi di trascorrere il tempo, aspettando magari il ritorno di chi è costretto (o ha la fortuna secondo qualcuno, il disagio è oggi anche questa ambivalenza) ad andare al lavoro per esigenze di servizio e produttive.

Gli appassionati di vino trovano nell’aprire bottiglie a cui sono affezionati un momento di gioia o sollievo e, in questi giorni, ancor di più.

Anche io che sono a casa, lavorando in modalità smart working (e mi sento abbastanza fortunata rispetto ad altri) mi rinfranco quando vado a cercare la bottiglia per il pranzo o per la cena: la scelta a volte cade su una bottiglia di pregio, magari perché abbiamo preparato un bel piatto da accompagnare, oppure perché ho proprio bisogno di tirarmi su il morale, tipo un fantastico Passito di Siracusa stappato a pranzo con la famiglia, una vera rarità. Altre volte scelgo una bottiglia semplice, di facile beva, poco impegnativa magari per la pizza dell’altro sera a cui ho abbinato un Serprino, un vino frizzante dei Colli Euganei.

Il vino ha sempre dato sostegno nei momenti difficili: ad esempio Galileo Galilei si è appassionato allo studio del vino durante gli ultimi anni della sua vita, quando, accusato di eresia, fu confinato in casa alle porte di Firenze e approfondì le tecniche della viticoltura, dello sviluppo della vite e della produzione del vino e arrivò a sostenere che “il vino è sangue della terra”.

Anche Napoleone nel suo esilio all’Elba trovò sostegno nel vino, in particolare nell’Aleatico, un vitigno a bacca nera, aromatico, da cui si ricava un superbo passito: la storia narra che quando lo scoprì e lo volle assaggiare se ne innamorò, gli tirò su il morale durante il confino e divenne il suo vino preferito.

Il vino è sempre stato di supporto ai soldati in guerra, già dagli antichi romani non mancava mai come rifornimento delle truppe; anche nelle guerre carolinge si celebra il vino che deve “scorrere in abbondanza” e lo troviamo nelle navi dei veneziani quando dominavano il Mediterraneo, il famoso “vin da vajo”, il raboso del Piave, per non parlare degli alpini durante la Guerra del 15-18.

Il vino anche come viatico, come sollievo, come accompagnamento alla cultura spirituale, già Aristotele diceva che non si poteva capire il mondo se non si sviluppavano i sensi e il vino era un ottimo mezzo per farlo, per arrivare alla conoscenza. Quindi approfittate di questi giorni che ci mettono alla prova per sperimentare una nuova conoscenza di sé anche attraverso il vino.

Suggerimento: se siete sprovvisti di questi tempi potete utilizzare lo shop on line dei Vignaioli Indipendenti Trevigiani https://www.vignaiolitreviso.com/

Scritto per l’Associazione La Cucina Disagiata m.me/lacucinadisagiata

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