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Ma quante sfumature questi Vignaioli Trevigiani!

E’ proprio vero che le sfumature della vita ci insegnano tante cose: il 29 dicembre scorso, sul finir dell’anno, in una degustazione che ho avuto il piacere di organizzare, in versione on line, abbiamo scoperto, ancora una volta, la ricca diversità che i Vignaioli Trevigiani possono offrire all’interno della loro Associazione.

Una diversità che si esprime in contesti territoriali variegati, tipologie di vini per tutti i gusti, da quelli dalla beva easy per tutte le stagioni a quelli più strutturati e complessi. Una diversità di terroir e contesti ambientali, di pratiche agronomiche attente all’ambiente in modi diversi, sfumature culturali e storiche che diversificano le occasioni di conoscenza e di possibilità per l’enoturismo. Insomma un mondo molto vicino nelle distanze ma molto diverso nei contesti di riferimento in cui, è proprio il caso di dirlo, l’unione fa la forza.

La degustazione ha avuto luogo a chiusura del progetto “Sfumature di Verde”, organizzato con i Vignaioli Trevigiani aderenti alla FIVI. L’occasione è stata il punto di arrivo del progetto dopo un trittico di degustazioni avvenute ad ottobre scorso per tipologie di prodotti (https://simposia.eu/wp-admin/post.php?post=713&action=edit): una ventina di vignaioli, aderenti all’associazione Vignaioli Indipendenti Trevigiani FIVI (https://www.vignaiolitreviso.com/), hanno partecipato a diversi interventi di formazione e consulenza, per sviluppare percorsi di sostenibilità ambientale, di comunicazione e promozione. Il progetto, gestito da Forcoop Cora Venezia, ente formativo accreditato, è stato finanziato da Regione del Veneto e dal Fondo Sociale Europeo (www.forcoop.eu).

Durante l’incontro on line, condiviso su facebook (https://fb.watch/2QzmlHrNA6/), erano presenti cinque Vignaioli Trevigiani e i lori vini in rappresentanza del gruppo di vignaioli che ha, per un anno, partecipato al progetto.

Cinque interpretazioni di territori diversi ed espressione di diverse tipologie di vini: la degustazione è stata condotta da Giampaolo Giacobbo e la sottoscritta, con la partecipazione di un gruppo di degustatori di Slow Wine Veneto, sommelier, esperti di vino.

Le cinque aziende che hanno partecipato alla degustazione in rappresentanza dei  Vignaioli Treviso erano: Case Paolin, Loredan Gasparin, Moret Vini, Graziano Sanzovo, Bellese Vini.

Un momento di festa e di confronto che ci ha veramente offerto un’occasione rara di questi tempi per potersi scambiare sensazioni, informazioni, approfondimenti, ideale per chiudere questo difficile anno in allegria.

Quali sono state le sfumature che abbiamo colto?

  1. L’importanza di valorizzare singoli vigneti: il primo assaggio è con Case Paolin, presente Mirko Pozzobon che ci ha presentato, praticamente in anteprima, l’ultimo nato di Case Paolin, il Pietra Fine 2019 un extra brut da un vigneto a Cavaso del Tomba, terreno calcareo, dai ph più bassi, adatto per avere più grassezza, ideale per un vino a bassa grammatura di zuccheri, uno charmat lungo, nove mesi in autoclave, con molta attenzione alle temperature, scelto per avere una complessità interessante.

Si evidenzia un prodotto che richiama l’eleganza della glera, la sua delicatezza, senza sovrastarla nell’evoluzione. Verticalità sia di naso che di sorso, ampio all’ingresso per poi sviluppare una mineralità molto marcata. Una produzione di 6600 bottiglie annue che abbiamo la sensazione finiranno molto presto.

2. Mettersi alla prova con alcuni vitigni territoriali: un’espressione originale di un vitigno di nicchia, l’incrocio manzoni 13.0.25 quello proposto da Moret Vini. Lo ha presentato Marco sottolineando che “produco e vivo sulle emozioni che il vino può esprimere”: un vignaiolo che sperimenta molto, giocando sulle sfaccettature dei vini che produce, i passiti o i vini rossi e anche da vitigni resistenti.

Nel calice questo incrocio manzoni rifermentato in bottiglia, dal colore rosa intenso, luminoso, prodotto in circa 400 bottiglie numerate, che rivela un vino vigoroso, pulito, elegante, affascinante. Poliedrico nei profumi, dalle nuances di petali di rosa e fragoline, alla buccia di mandarino, la bollicina agile che lo aiuta ad esprimersi, molto piacevole, sorso teso e asciutto ma non difficile nonostante l’assenza di zuccheri, un vino di forte personalità, imprevidibile che ci fa immaginare un abbinamento con il bisat in umido!

3. Investire nella biodiversità: Bellese Vini è una delle aziende che ha sicuramente intrapreso in modo convinto la strada delle biodiversità con il progetto Sfumature di Verde. Hanno deciso di piantare mais marano per produrre la farina, inserire l’apicoltura, una siepe di piccoli frutti e di piantumare alberi di meli e peri di varietà antiche, ci racconta Desireè Pascon Bellese, presidente dell’associazione Vignaioli Trevigiani e anima dell’azienda Bellese situata lungo il Piave.

Ulteriore obiettivo la preservazione dell’impianto della Bellussera da cui proviene il Raboso frizzante che troviamo nel bicchiere: una versione molto easy ma non banale o scontata, si sente il residuo zuccherino da vino amabile ma equilibrato dall’acidità e dal tannino del vitigno, un vino godibile, da far conoscere, che rappresenta l’anima identitaria del vitigno ma anche l’anima quotidiana contadina di questa azienda.

4. Tante interpretazioni possibili del prosecco rifermentato in bottiglia legate ai diversi terroir: i fratelli Sanzovo curano sei ettari di particelle a Valdobbiadene fra cui un vigneto di caranto da cui proviene il Codolà 2019, il col fondo che abbiamo assaggiato, molto equilibrato, lineare, una bella componente balsamica al naso, fresca che dà un tocco di eleganza, per poi svelare una sapidità lunga e netta. Insomma un altro col fondo che non delude.

5. La fedeltà e il classicismo dello stile nei vini storici: esprime proprio questo il taglio bordolese dell’azienda di Venegazzù che avevamo nel bicchiere, il Della Casa 2016 di Loredan Gasparin, storica azienda del Montello, presentato da Lorenzo Palla. Un vino fine e profondo ma anche energico, misurato anche nella componente tannica, ha profondità e piacevolezza, baciato da un’annata molto buona, lo si riconosce come un bordolese “di casa”. Una forma di fedeltà allo stile, al suo modo di essere, senza rincorrere le mode che passano, cogliendo quasi una nota rustica, così tipica.

La sensazione corale, a detta di tutti i presenti, è di aver partecipato ad una degustazione interessante, piacevole e divertente che ci ha fatto imparare tante cose, cogliendo tante particolarità, come avevamo immaginato, fra cui il fermento dinamico di questi vignaioli che si confrontano, che crescono, in sintonia, ognuno con le proprie storie, con anime diverse, con tante sfumature.

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