VIAGGI&SPAZI

Come viaggiare al tempo del Covid tra cibo e vino?

L’altra sera ci siamo permessi di invitare a casa una cara amica a cena, Monica. Con l’occasione ho dato vita ad un percorso di viaggio con piatti etnici e vini che ci hanno portato in giro per il mondo.

Abbiamo cominciato con un giro di ispirazione marocchina di Falafel di piselli. Vengono preparati con un impasto di piselli per l’appunto, farina un po’ grezza, cipolla fresca, aromatizzati al curry e menta e del buon olio Evo, cotti al forno e ben dorati. Li abbiamo accompagnati da una salsina fresca di yougurt bianco, curry e paprika dolce. Deliziosi!

I falafel mi ricordano le cene con la mia amica Fathima e il mio viaggio in Marocco di ormai alcuni anni fa, con un soggiorno struggente nella città blu di Chefchaouen, di origine berbera, bisognerà tornarci quanto prima! 

La ricetta originale li vuole con i ceci ma questa con i piselli è gradevolissima , soprattutto come antipasto, più fresca e leggera e si possono cuocere al forno invece che friggerli, perché non si asciugano troppo.

Una bollicina delicata come quella di verdicchio di Quattordici di Benforte 2019, produttore marchigiano recentemente scoperto, ha fatto la sua bella figura.  Quattordici è il personaggio della fiaba di Calvino, un racconto di eventi straordinari e poteri magici, dove si beve anche un bel po’ di vino, quattordici litri per l’esattezza.

Facciamo un salto e partiamo per l’oriente con una zuppa persiana di verdure e spezie con i ceci.

Ho usato le carote, le patate, le cipolle rosse che tostano con le spezie, il pepe nero forte, la curcuma, la paprika dolce, garam masala con cannella che cuociono coperte di acqua, poi si frullano e si aggiungono i ceci lessati. Quando è pronta si versa nelle ciotole e si decora con anelli di cipolla fritti, feta sbriciolata e prezzemolo, un filo d’olio a crudo per la magia finale. 

La speziatura richiede un po’ di freschezza ma anche un vino importante: e così viaggiamo ancora perché è l’occasione giusta per aprire un Riesling, Alsace Grand Cru Rosacker 2017, ricevuto a Natale da Alessia amica sensoriale che del gusto ha fatto professione. La freschezza c’è tutta con le sensazioni agrumate, una nota iodata che riporta al piatto, l’idrocarburo elegante, non invadente al naso: che fusione di profumi e sensazioni!

Non è finito, le chiacchiere ci conducono verso la terza meta, di nuovo verso l’Africa, ci fermiamo in Etiopia per un piatto tradizionale a base di carne di manzo, aglio e cipolle lo Zighini (lo si ritrova anche in Somalia e in Eritrea) arricchito, anche in questo caso, dalle spezie, dove ci può sbizzarrire.

Ho usato i baccelli di cardamomo pestati, poi un mix di spezie, il berberè di zenzero, chiodi garofano, coriandolo, pepe nero, noce moscata, paprika e peperoncino. Ci voleva anche il loro pane tipico, l’injera, un po’ spugnoso per raccogliere il boccone, ma non avevo più tempo e ci siamo accontentati di piadine di farro calde.

Il vino non poteva che richiamare l’amicizia vista la natura conviviale del mangiare etiopico, il Ros 2017 Favaro è un nebbiolo in purezza fatto per condividerlo con gli amici.

L’ho comprato direttamente in cantina a Piverone, da Camillo Favaro, durante un viaggio con un piccolo gruppo di sperimentatori creativi, in cerca di idee tra Biella ed Ivrea. Di rientro ci siamo fermati in cantina dal vignaiolo che sa di musica, con cui condivido immagini e note springsteniane.

Ros è un vino da tavola in tutti i sensi, come tipologia, come capacità di adattarsi a piatti anche particolari come lo zighini, come capacità di mettere le persone attorno alla tavola in sintonia. Eleganza essenziale, senza fronzoli, facilità di beva peccaminosa, verve battagliera al sorso, saporito, finisce piano piano, come le nebbie che si diradano al mattino presto in questo angolo di Piemonte. Se non ricordo male se ne fanno poche bottiglie, ma per fortuna avevo fatto una piccola scorta.

La serata si chiude presto, entro le dieci l’ospite deve tornare a casa, non prima di un golosezzo di datteri, quelli grandi, morbidi e voluttuosi, ripieni di mascarpone e noci accompagnati da un sorso di rhum agricole di Martinica J. Bally, tanto per continuare a viaggiare, nell’altro mondo, tra  sentori caldi di vaniglia e cannella.

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