Le anteprime a cui eravamo abituati sono tutte saltate, ma occasioni di altro tipo non mancano. Ho avuto il piacere di assaggiare l’Amarone Valpolicella Valmezzane 2015 di Corte Sant’Alda con calma, addirittura anche accompagnato ad un bel piatto di guancette brasate.
E’ sempre un’attesa sentita assaggiare i vini di Corte Sant’Alda, mai scontati, vini da ragionamenti intensi, soprattutto assieme ai colleghi di Slow Wine, un po’ razionali, un po’ sentimentali.
E veniamo a lui, un Amarone: per quanto abituati ad assaggiarne, ti fa sempre sedere ritta sulla sedia, ti metti in ascolto. Qui il primo ascolto è da salto sulla sedia, con note un po’ impetuose di pepe nero (dai fatemelo dire, mi sembra proprio un sichuan), un mix di spezie calde come un masala, polvere di caffè e poi il tabacco che ti porta subito alla terra.
Appoggio il bicchiere regalandomi un altro sorso. Seconda sorpresa: la freschezza in un corpo pieno ma succoso, bevibilità che negli Amarone sorprende un po’, ancora. Torno al naso e già percepisco qualcosa di diverso, si fanno spazio i profumi di confettura di frutta rossa e, soprattutto, una viola bellissima. Il vino si distende, si apre, il sorso si fa setoso, la freschezza scalpita ancora ma ti ci sei abituata e ti piace.
Racconta e rispecchia sicuramente una bella annata, calda ma non troppo. Uve di qualità, pioggia giusta, non eccessiva, pochissimi trattamenti quindi, ricchezza del frutto e spinta acida, che preannuncia vini longevi.
Niente da dire, un bel bere dinamico, vivo, che racconta di come sian lavorate e rispettate le vigne da cui nasce, e il lavoro in cantina, preciso ma mai invasivo. Un vino importante ma non difficile, di un’eleganza distinta, contemporanea, mi vengono in mente quadri di Klimt, quelle figure femminili eleganti ma colorate, simboliche, moderne.
Ascolto ancora il vino, sono tornate le spezie, questa volta più dolci, la cannella, una leggera nota di vaniglia, noce moscata, il sorso più morbido, il vino che si scalda, si fa corporeo. Rimane la vena di freschezza che esprime adesso balsamicità, tracce quasi officinali, anche di liquirizia, che ne conferma la facilità di beva.
Poi faccio come sempre, ne lascio un po’ sul fondo del bicchiere, a sentire l’ultimo passaggio, ed è terroso, mi riporta di nuovo alla terra, al minerale, alla complessità delle cose ma anche alla sua schiettezza. Si torna da dove eravamo partiti.
Gran bella versione di Amarone, energico e dinamico, avrà una vita lunga!