Il gruppo di collaboratori veneti della Guida Slow Wine, di cui faccio parte con un ruolo di coordinamento, da diversi anni ha sviluppato un attento lavoro di valorizzazione del prosecco di collina forse, ne conosciamo le molteplici potenzialità, le mille sfumature, le pieghe delle caratteristiche di singole zone, anche di singoli vigneti.
Anche l’approfondimento fatto in questi anni sul Prosecco rifermentato in bottiglia la dice lunga su quanto tempo e passione dedichiamo al lavoro dei vignaioli di questi territori.
Lunghe batterie di assaggi, confronti, discussioni, ci piace approfondire, supportare con questo studio anche i produttori, per poterci confrontare con loro seriamente, visto che ce lo chiedono.
Alcuni di noi sono spesso in zona, girano per cantine ad assaggiare, batterie orizzontali di confronto, batterie verticali di vecchie annate, con un solo produttore, con più produttori. E’ un mondo fatto di sensibilità, di fatiche, di dubbi: l’obiettivo principale è fondamentalmente sempre quello, valorizzare il territorio attraverso un calice di vino buono, pulito e giusto nel suo valore.
Nelle scorse settimane di prosecco “screditato” dalle famose offerte nell’imminenza delle festività se ne è parlato molto, questo ci fa dire che c’è ancora molto da fare, anche fra addetti ai lavori: fra queste colline bisogna salirci, fra questi vigneti, su salite ripide, bisogna camminarci per capire fino in fondo. Noi “slowfooddari”, come qualcuno ci ha definito sempre in questi giorni, lo facciamo proprio e ne siamo anche orgogliosi, oltre che appagati.
L’ultimo approfondimento in ordine di tempo è quello sul Prosecco prodotto con metodo classico: si, perché il Prosecco non è solo i milioni di bottiglie charmat, o le bottiglie di rifermentato sui lieviti, la tipologia col fondo che ormai si è ricavata uno spazio di appassionati significativo, ma c’è una piccolissima nicchia di Prosecco Metodo Classico e noi volevamo capire come sta andando.
E’ così che “the brother” Gianpaolo Giacobbo si è messo a raccogliere, salendo sulle famose colline, un po’ di bottiglie, di diversi produttori dedicati anche a questa nicchia, di diverse annate (qui il suo articolo della degustazione https://www.slowfood.it/slowine/a-che-punto-siamo-con-il-metodo-classico-a-conegliano-valdobbiadene/). Ci siamo trovati, presente anche Silvia Parcianello, in piccolo e sicurissimo gruppo e il risultato degli assaggi è quello che segue.
Le bottiglie assaggiate alla cieca sono state dodici, di cinque diversi produttori, annate che vanno dal 2018 al 2011, zona Valdobbiadene e dintorni, la maggior parte a dosaggio zero. Le fermentazioni dai 10 ai 24/36 mesi mesi a seconda delle annate e dallo stile del produttore, l’idea di fondo è quella di mantenere le caratteristiche aromatiche originali per quanto possibile.
La conclusione complessiva a cui giungiamo in perfetta concordia è che dalle annate più recenti, a quelle più lontane, c’è una sostanziale differenza. La sensazione è che da sperimentazioni a volte un po’ disarmoniche, a volte un po’ lontane dalle attese della tipologia, ci si sia incamminati verso una maggiore consapevolezza e i risultati siano decisamente interessanti.
Certo, anche il passare del tempo potrebbe influire, ma le sensazioni non sono collegate tanto ad una parabola discendente del vino, data appunto dal trascorrere del tempo, quanto piuttosto della “messa a punto” degli stessi nei diversi passaggi e lavorazioni. Nelle annate più recenti la presenza delle note di lievito con i profumi di crosta di pane, la delicatezza dei profumi delle speziature e degli agrumi canditi, ci convincono gioiosamente, soprattutto in un paio di versioni.
Insomma alcuni prodotti invitano a riprovarci, a seguire comunque le future versioni e magari a riassaggiare qualche altra annata nel tempo. Noi di sicuro continueremo ad approfondire.
Le aziende di cui abbiamo assaggiato i vini sono:
Silvano Follador, a cui dobbiamo sicuramente dare il merito di lavorare ormai da tempo su questa tipologia, ricordo un primo assaggio annata 2008 un po’ di anni fa, decisamente interessante, e anche gli attuali ci dicono che il tempo li favorisce
Ca’ dei Zago, il vignaiolo sperimentatore cresce ogni anno di esperienza in questo prodotto che si distingue per sorso cremoso, molto comunicativo, ricco di espressività
Valdo, la prima azienda a vinificare con metodo classico, dal 2004, di cui abbiamo assaggiato diverse annate dal 2011, ci riserva versioni molto complesse, con note di idrocarburo e zafferano
Mongarda, decisamente migliorato dalla prima versione, Martino Tormena si sta applicando con passione nel valorizzare con questa tipologia il prosecco delle Rive, con il suo Dosaggio Zero.
Caneva da Nani, sorprendente, ho apprezzato particolarmente l’annata 2017 sboccatura 2019 fragrante nelle note di mela golden e crosta di pane, arricchite da speziature e profumi di erbe officinali, sorso gustoso con sensazioni di caffè, fresco e leggermente sapido, bolla soffice, molto lungo nel finale

Credo che la strada del Metodo Classico possa essere interessante per capire se può rappresentare un’opportunità per esaltare la vocazione di un vino semplice ma non banale, di grande qualità come il Prosecco di collina, soprattutto in vigneti particolarmente vocati per suoli ed esposizioni, in annate dalle caratteristiche ottimali per la tipologia. Un metodo che può raccontare un’altra storia di queste colline.