Il ristorante Il Tinello
La definizione di Tinello
Sono andata a cercare la definizione di “tinello” e ho trovato:
Stanza da pranzo modesta, per lo più arredata in stile rustico e talvolta annessa alla cucina
Ambiente prossimo alla cucina e con essa comunicante
Nei Castelli Romani, osteria rustica dove l’oste vende vino di sua produzione
Stanza dove mangiavano i servitori nelle case signorili, o i cortigiani nei palazzi dei principi
Piccolo tino usato per raccogliere e trasportare in tinaia l’uva appena colta
Da qualche giorno mi sento di inserire una nuova definizione: Il Tinello è un luogo del cuore, un luogo dello star bene, un posto dove ti senti a casa. Mi riferisco al Ristorante Il Tinello a Monterotondo di Eleonora e Stefania; scoperto qualche giorno fa e dove sono ritornata due volte in tre giorni, il che la dice lunga sul piacere di cenare in questo luogo. Me lo hanno fatto scoprire Giulia e Salvatore, colleghi di lavoro: “quando devo ricucire i rapporti con qualcuno lo porto a cena qui…” dice Sasà.
Il Tinello è un progetto di ristorazione, nel centro storico di Monterotondo, proprio nel borgo antico. Nasce con l’idea di offrire un’esperienza con il cibo diversa dalla tradizione romana già ben presente sul territorio. L’idea di fondo è di valorizzare con piatti semplici, genuini, confortevoli i produttori del territorio, sia di ortaggi e legumi, che di carne.
Ricavato in uno spazio antico nel cuore del centro storico, sembra proprio di entrare in un elegante tinello di casa, con la cucina a vista, il chiostrino, un piccolo angolo di giardino per la bella stagione.
Nei lavori di ristrutturazione, dietro una porta, è stato ritrovata una grotta sotterranea in cui è ricavata la cantina che Eleonora e Stefania stanno un po’ alla volta sviluppando. C’è ricerca di produttori di qualità, soprattutto del Centro e Sud Italia, ma non mancano spumanti di zone vocate anche del Nord.
Ma il cuore dell’esperienza e dello stare bene è la relazione con gli ospiti: Eleonora, in sala, ha grazia e simpatia speciali, lo sguardo vispo, il gesto morbido e accogliente, con quella cadenza romana simpatica ma mai esagerata. Sa creare energia positiva al tavolo, circondarti di attenzioni senza fartelo notare, con la musica di sottofondo, scelta con cura, che accompagna il pasto.
Si vive un’esperienza di intimità con piatti semplici ma raffinati, preparati con personalità da Stefania. Un posto che ha chiaramente un’impronta “al femminile” che si rispecchia nella cura, nella gentilezza, ma anche nella verve e nella tenacia del progetto.
Il menu prevede tanti piccoli piatti di apertura, delle zuppe di legumi o creme di cereali, dei secondi e dei dolci deliziosi, ma non in modo così marcato e selettivo: potete giocare nelle combinazioni, un antipasto può diventare un secondo piatto, o prenderne solo di una tipologia.
Cosa ho assaggiato?
La prima volta diversi antipasti, come il crostino con le cipolle, pinoli e uvetta, le barbabietole con le noci su pane carasau che abbiamo abbinato con la bollicina fine del Metodo Classico Nature di Monsupello. Memorabile la zuppa di castagne e alloro che riscalda l’anima con il Tellures Cesanese del Piglio Riserva di Petrucca e Vela. Nel finale, per chiudere in dolcezza, ho scoperto la lievità del sorso gentile del Cannellino di Frascati di Casale Marchesi.
Nella seconda serata un piatto da intenditori, gli gnocchi al Sagrantino di Montefalco profumati dalla salvia, preceduti dalla crema di cicerchie con la cicoria romana. L’abbiamo accompagnata con un Vermentino di Gallura Superiore, Renabianca, Cantina Li Duni Badesi.
I produttori sono amici di Eleonora, conosciuti quando viveva in Sardegna: una storia interessante di trasformazione da cantina sociale del paese, alla voglia di fare vini in bottiglia, di qualità. Provengono da una zona particolare, vicinissima al mare, su terreni sabbiosi con vecchie viti a piede franco. Un gran bell’impatto aromatico e la salinità che spicca nel sorso decisamente appagante, ti immagini il vento che soffia dal mare, e poi sorprende il finale ammandorlato. Un bel condimento del piatto.
A ristorante ormai vuoto è bello rimanere con Eleonora e Stafania a fare due chiacchiere, sui piatti, sulle difficoltà della ristorazione in questo momento, sulle ricette e gli ingredienti. Chiacchiere genuine, da donne, con fermento e impeto ormai da sonno ristorativo. Andateci se di passaggio, ma anche apposta.