Tra l’autunno e l’inverno, come gruppo di collaboratori del Veneto della Guida SlowWine ci concediamo delle degustazioni di approfondimento dei territori e dei produttori: un’attività utile è quella dell’assaggio delle vecchie annate. Questa volta abbiamo accolto un invito di Sergio Fortin, vignaiolo e gentiluomo, insediatosi sui Colli Euganei dal 2003.
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Da una gran passione Sergio e Roberto Dalla Libera, hanno portato avanti un attento e costante lavoro di valorizzazione di un angolo vocato del territorio, di matrice vulcanica, inconfondibile per la presenza dei “motoli” i coni collinari che, in questa stagione, possono anche emergere dalle nuvole per effetto di una temperatura più calda che in pianura.
Ci troviamo a Baone, nella parte Sud dei Colli, dove i vini si esprimono per decisa matrice minerale e freschezza calcarea e per longevità pazzesche.

Diamo il via ad una serie di assaggi che ci sorprenderanno, partendo da un gradevolissimo Moscato varietà sia gialla che bianca, in versione secca, Le Contarine, del 2020, molto fine e fresco, note di uva spina, bello sapido.
Si passa poi di botto alla prima annata di produzione del moscato Le Contarine, il 2004: pare di essere lungo la Loira, a sorseggiare chenin blanc. Attenuata l’esuberanza aromatica, fineggia tra sensazioni gessose e lunghissima sapidità, acidità viva, chi l’avrebbe mai detto, così integro e coinvolgente.
Un vino che ci permette un ricordo del compianto Franco Zanovello, assieme al quale è stato vinificato: Franco era sempre mentore dei novizi che si affacciavano in questo territorio.
La Francia è sempre molto presente, sia come faro di riferimento, sia come assaggi periodici di Sergio: d’altra parte anche quando, all’inizio di questa storia vitivinicola, si recuperarono le vecchie vigne autoctone, ormai sofferenti, i nuovi impianti si ispirarono alle antiche tradizioni francesi.
Altro salto gustativo e si passa alle uve a bacca rossa di memoria bordolese che tanto ci piacciono qui sui Colli Euganei.
Il Merlot Comezzara 2020 affina in barrique molto usate, profuma di cuoio e di mora, austero, profondo, naso già molto espressivo, polveroso, balsamico, sorso vivido, interpretazione attenta, mai esagerata che sui Colli si rischia di farsi male.
Passa il tempo e troviamo il Merlot Comezzara 2009, per fare subito un confronto: di nuovo le note di cuoio, il cioccolato, le erbe balsamiche secche da cucina, una bocca pulita, elegante, un po’ alla volta cangia ed esce la freschezza del sottobosco, la viola. Una meraviglia che all’epoca costava 5 euro!
Andiamo sul Vigna Marè Cabernet 2020, uve cabernet sauvignon in realtà, sempre barrique molto usate per il passar del tempo, dalle note scure, intenso, vulcanico, amarena matura, complesso, carnoso, tannino importante per vivezza, come ci piace!
Salto di più di dieci anni e incontriamo il Cabernet Vigna Mare 2009 (all’epoca IGT), si riconosce anche se è ancora più cupo, le note di cuoio integre, perfetto, freschezza al sorso, finezza, polverosità, qualche traccia fresca mentolata, probabile effetto del legno.
Il banco si riempie di calici e arriva un cavallo di razza, il Serro Colli Euganei 2018 che affina in barrique di secondo/terzo passaggio, cabernet sauvignon al 70% e merlot per il 30%. Il frutto netto, bello questo vino, da appassionati bordolesi, piacevolezza immediata, inchiostro, vino di terroir dal carattere internazionale. Equilibrio, equilibrio, tanto equilibrio, molto lineare senza picchi.

Il Serro 2016 evolve in sensazioni di cioccolato, prugna, corteccia, pepe Sichuan, mi esalta, così intrigante, cangiante nel bicchiere, sarà effetto dell’annata bellissima, della vendemmia avanti fino ad ottobre, e si sente, nel finale le sensazioni di tabacco, le affumicature, le castagne.
Arriva la famigerata annata 2014 per questo ulteriore assaggio di Serro, con l’uva raccolta piena d’acqua, prevalenza cabernet sauvignon, pochissimo merlot. Si è lavorato di cesello in vigna, sentiamolo: la forza del cabernet, vino più fresco, frutto c’è meno ricco, meno volume, ma comunque piacevole, molto gastronomico, godibile.
Andiamo avanti al di là nel tempo con il Serro 2011, l’opposto rispetto a prima, l’annata calda, apprezziamo molto il sorso, il finale balsamico, succoso, il naso molto intenso, concentrato, da effetto “Uao”, polveroso come un grande bordolese.
Infine il Serro 2003, l’origine, un’annata non semplice, calda: il vino resiste, decisamente ancora bevibile, marca molto le caratteristiche del merlot, profumi di marmellata di prugna, “se il vigneto fosse stato condotto al meglio avremmo un grande vino, ma dovevamo ancora sistemarlo per bene” racconta Sergio.
Cambiamo registro con il vino del futuro: Vignànima Carmenere Colli Euganei 2019, 22 mesi di affinamento, barrique di 2/3 passaggio, vigneto da scaglia bianca, spezia, cacao nel finale di bocca, in apertura meraviglioso, sa di vignola, piacevolezza a gogo, dinamica voluttuosa, beva balsamica, nota ematica, perfetto per la tavola, finale di caffè.
Confronto immediato con il Vinànima IGT 2011 sempre total carmenere, da annata torrida, vino più muscoloso, integro, dal colore impenetrabile, tannico che ci dice di vita ulteriore, inchiostro, le mine delle matite, potremmo dire il goudron, piccolo neo un leggero finale amaro che “se passa il cinghiale ci sta bene” dice Bob Cecchetto.
Finiamo con ritorno al futuro un assaggio in anteprima, il nuovo vino, Costalupa 2019, cabernet franc francese 40%, cabernet sauvignon 60%, saranno disponibili circa 1800 bottiglie.

Spettacolo il naso fruttato di mora e ciliegia, netto, vivo, sfumatura di ciclamino, di cipria, particolare la nota di fungo, ricca la speziatura al sorso, bellissimo, tutte le potenzialità espresse, allungo finale, il legno nuovo dosato benissimo, leggera e fine la traccia ematica, un vino che fa sorridere di gusto e ci scappa un confronto con i grandi vini francesi.
Chiudiamo con il Fior d’arancio passito “Vigna del Pozzo” 2020, pulizia aromatica, se ne fanno solo 6/700 bottiglie, con affinamento in parte in damigiana per 7/8 mesi, persiste freschezza di sorso, note di uva passa, albicocca, ginestra, rosa gialla, ovviamente perfetto con il formaggio che abbiamo nel piatto.

Immediato confronto con il fratello maggiore, il Fior d’Arancio passito 2010 dove lo zucchero spinge un po’ di più, ma è un vino che andrà avanti ancora alcuni anni, fantastico il color ambra nel calice, così come la nota “roti” come dicono i francesi (grassa), da uve più appassite. I Colli Euganei una certezza.
Articolo scritto per Slow Wine